VIII DOMENICA DOPO PENTECOSTE
Nella prima lettura, Samuele non nasconde il proprio disappunto per la richiesta rivoltagli dagli anziani del popolo di poter avere un re che regni e giudichi su Israele: ciò che la Parola vuole dirci è che non ci può essere altro Signore se non Dio stesso; il quale, però, invita Samuele a concedere al popolo ciò che domanda, chiedendo al suo profeta di metterlo in guardia dalle conseguenze di questa scelta: un re, infatti, quando ha il potere, comanda e spadroneggia su tutto e su tutti. Un atteggiamento ambivalente, dunque, quello della Scrittura nei confronti di chi detiene il potere.

E anche Gesù non è stato un “rivoluzionario”, nel senso di voler destabilizzare o sovvertire l’autorità costituita; anche se con il suo modo di vivere, con le sue parole e azioni, non ha nemmeno fatto mai mancare delle “sferzate” a chi usava male dell’autorità ricevuta, manipolandola per i propri interessi, invece che metterla a servizio del bene di tutti.
Il brano del Vangelo di oggi ci mostra l’atteggiamento ambivalente di Gesù stesso: da una parte lui ha sempre osservato le leggi dello Stato e chiede ai suoi discepoli di osservarle, anche pagando le tasse; dall’altra, però, con la sua vita, stimola l’autorità costituita a usare con frutto le tasse raccolte, operando per il bene comune e senza escludere gli ultimi della società.
L’immagine dell’imperatore impressa sulla moneta, indica che questa gli appartiene; ma anche l’imperatore – così come ogni uomo e donna di questa terra – porta in sé un’altra immagine: quella di Dio che lo ha creato, a cui ciascuno di noi appartiene e di cui rendere conto, non offuscandola, ma facendola invece risplendere attraverso il bene che riusciamo a realizzare.
Buona domenica! don Alberto