Il tentatore è sempre all’opera per farci credere che saremo più felici nella nostra vita se pensiamo solo a noi stessi e ai nostri bisogni e interessi, senza occuparci del bene di tutti; se accumuliamo più ricchezza e potere possibili, senza condividere ciò che siamo e abbiamo; se ci pensiamo più grandi e belli degli altri uomini e donne che ci circondano, invece che riconoscere di essere piccoli e fragili, grandi solo nel saperci affidare all’unico grande che è Dio…       

Salomone, invece, nella lettura del primo libro dei Re, viene lodato dal Signore proprio per non aver ceduto a queste false lusinghe, nonostante l’alta carica ricoperta, ma per aver chiesto a Dio, nella sua accorata preghiera di giovane re di Israele, la capacità di governare con sapienza e giustizia il popolo che gli era stato affidato.

E il tema della “sapienza di Dio”, e cioè del suo modo di pensare e di agire, che è spesso contraria a ciò che sembra essere “sapienza” per il “mondo”, è anche il contenuto del brano di Paolo che scrive alla comunità di Corinto, tentata di dividersi in gruppuscoli che facevano riferimento alle diverse guide, invece che restare unita nella sequela dell’unico Signore Gesù.

Sapienza di Dio, che offre “molto di più nel tempo presente”, oltre che “la vita eterna nel tempo che verrà”: così promette Gesù nel Vangelo, nella misura in cui sappiamo fidarci di Dio e affidarci a lui, tanto da poter anche decidere, in alcune situazioni e vocazioni, di “lasciare casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio”.

A quale sapienza mi affido io? A quella di Dio o quella del mondo?

 Buona domenica… dal Camerun! don Alberto