ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
In cammino con Nicodemo

Nicodemo è un distinto signore, che avrebbe tanti motivi per considerarsi tranquillo, appagato. Ha l’onore di far parte del consiglio di saggi più importante di Israele, il sinedrio, una specie di corte costituzionale. La gente vede in lui qualcuno di autorevole, perché con le sue capacità ha aiutato tante persone. Molti si rivolgono a lui per risolvere i piccoli disaccordi nei cortili e nei villaggi. Sanno che riflette e agisce in modo disinteressato, e per questo è in grado di valutare questioni complicate secondo giustizia. A quelli come lui vengono chieste tante cose. Quelli come lui, si ritiene che non abbiano più scoperte da fare. E invece, lo vediamo uscire di casa di notte, per andare a trovare Gesù, per ascoltarlo e conversare con lui. Quest’uomo più che adulto, un veterano che ne ha viste tante, ha mantenuto in sé qualcosa della curiosità dei bambini. E anche dell’inquietudine bella degli adolescenti e dei giovani.
Il suo dialogo con Gesù è, come sempre nei dialoghi del vangelo di Giovanni, ricchissimo, e a prima vista un po’ difficile. E’ ricco di immagini evocative: il vento che soffia libero, la nuova nascita. C’è dentro una profondità, che permette di rileggere, a distanza di tempo, pagine come questa per tutta la nostra vita, e ricevere sempre qualcosa di inedito e stimolante. La difficoltà viene proprio da questa ricchezza: bisognerebbe rallentare, leggere parola per parola, pregarci un po’ su. E sarebbe più che bello. Ma il vangelo ci dà anche un’altra strada, che vorrei seguire ora. Parla di Nicodemo in due altri momenti, successivi. Cosa è successo, dopo? Come avrà ripensato a quell’incontro notturno con Gesù? Sarà rientrato a casa perplesso, per tornare, dopo qualche giorno, alla routine della sua vita, come se niente fosse accaduto? Oppure qualcosa è cambiato? E’ interessante seguire il percorso dei personaggi, che la Bibbia spesso ci offre, anche per personaggi minori: il Cireneo, Salome mamma di Giovanni e Giacomo, e, appunto, Nicodemo.
A metà del vangelo, Giovanni descrive la condanna di Gesù da parte del sinedrio, di cui Nicodemo fa parte. Immaginiamo il dramma che ha potuto vivere. Ad un certo punto, Nicodemo prende le difese di Gesù: dice che, almeno, prima di decidere qualunque cosa, bisogna ascoltarlo, capire ciò che dice e fa. Per tutta risposta, lo prendono in giro, e non lo stanno neanche a sentire. Ormai la catena di male che porterà Gesù alla morte è innescata. Ma la cosa importante è che troviamo Nicodemo che parla, non più solo di notte e di nascosto dai suoi conoscenti, ma di giorno, esponendosi. Per Gesù, lui oramai si mette a repentaglio. Rischia, ci mette del proprio, per colui che ha imparato ad apprezzare. Un altro passo, e siamo poco dopo la morte di Gesù. Nicodemo aiuta Giuseppe d’Arimatea, anche lui membro del sinedrio, a portare il corpo di Gesù nel sepolcro. Sembra tutto finito, e invece no: c’è la cura, delicata, sensibile, per il corpo di Gesù. C’è, oramai, un amore, che si esprime anche e soprattutto con piccoli gesti. E, trattandosi di amore, ogni gesto conta. Piccole tracce del percorso di una persona; la matassa del vangelo di oggi si scioglie con il tempo: diventa capacità di esporsi, e amore delicato.
Sono percorsi come questi, dalle matasse alla semplicità bella, che desidero anche per me, all’inizio di questa presenza stabile, insieme a voi. Dell’accoglienza e della fraternità di don Alberto, che aiuterò impegnandomi con letizia, e della vostra testimonianza e vicinanza, con Luigi, Emanuele, le suore, già ho sperimentato molto negli anni scorsi. Mi unisco contento al cammino della comunità, che oggi immagino un po’ simile a quello di Nicodemo
Buona domenica e buona sagra di Santa Croce!don Ugo
